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Le persone anaffettive: come gestire la relazione con chi non prova sentimenti

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Le persone anaffettive: come gestire la relazione con chi non prova sentimenti

Ogni tipo di di relazione,che sia d’amore o d’ amicizia, ha come presupposto ed implicazione il contatto con un altro individuo. Per contatto non si intente solo quello fisico (tra l’altro oggi tanto difficile) ma anche quello mentale e sentimentale.

Eppure se per la maggior parte delle persone le relazioni si basano proprio sui contatti, per alcuni lasciarsi andare ed aprirsi agli altri non è cosi facile, ci sono casi in cui non si riesce neppure a stringere legami. In tal caso è corretto parlare di persone anaffettive, che paiono non provare sentimenti o che, comunque, non intendono mostrarli. Andiamo a scoprire chi sono le persone anaffettive, da che caratteristiche sono contraddistinte e come gestire le relazioni con loro.

Persone anaffettive: definizione

Le persone anaffettive sono persone che non sono in grado di provare ed esternare sentimenti ed emozioni, in situazioni in cui generalmente i sentimenti sono presupposti fondamentali.
Questo si riflette inevitabilmente su tutti gli aspetti della vita sociale e relazionale, in particolare nei rapporti con i familiari, con gli amici e con il partner. L’anaffettività è una condizione più o meno patologica, che dipende da diversi fattori.

Da cosa nasce e come si manifesta l’anaffettività

Molto probabilmene l’anaffettività è una sorta di difesa atta ad evitare le emozioni per non lasciarsi ferire. Generalmente chi soffre di anaffettività è freddo, distaccato e distante arrivando anche, nei casi più gravi, ad evitare il contatto fisico, fino al punto di sentirsi a disagio e in imbarazzo quando viene toccato o abbracciato.

L’anaffettività è da distinguere ddall’alessitimia, un deficit della consapevolezza emotiva che provoca l’incapacità di riconoscere ed esprimere verbalmente quello che si prova.

Le persone anaffettive: sintomi

Seppur non sia facile individuare l’anaffettività, le persone anaffettive sono generalmente accomunate da una serie di sintomi, vediamoli:

  • un’esagerata attenzione verso se stessi
  • l’incapacità di accettare critiche e di essere autoironici
  • l’incapacità di scherzare.

Le persone anaffettive sono solitamente appassionate solo dal lavoro, che è la cosa più distante dalle emozioni e dall’intimità.

Anaffettività: cause

L’anaffettività non è riconosciuta dalla come una patologia, ma come un sintomo. Può trattarsi della conseguenza di un trauma, o di un passato problematico. Se ne può vedere un esempio raccontanto dal film Fai bei sogni tratto dal romanzo autobiografico di Massimo Gramellini. Il protagonista, che nel film viene interpretato da Valerio Mastandrea, rimane orfano della madre quando era un bambino e, crescendo, si dimostra incapace di amare una donna.
L’Anaffettività presenta dei tratti in comune con altri disturbi come delle modalità relazionali tipiche dei narcisisti, seppur si tratta di tratti che hanno origini e motivazioni ben diverse.
Mentre il narcisismo è caratterizzato da una mancanza di empatia che impedisce ogni tipo di manifestazione affettiva alla pari, mentre l’anafettivitàla mancanza di attenzioni verso l’altro è una sorta di protezione dal vivere le emozioni profonde per la paura di soffrire.

Una vera e propria barriera eretta da una personalità fragile e disarmonica nei confronti di una sfera emotiva individuale che si ritiene essere pericolosa. L’anafettività è dunque legata a determinate condizioni psicologiche che non sono legate all’identità di genere, ma ai vissuti personali.

Nonostante questo, ossia nonostante che le cause siano da ricercare nella storia della persona, la società in cui viviamo ci porta a legare l’anafettività al sesso maschile.

Uomini anaffettivi

Quando si parla di anaffettività viene alla mente l’immagine di un uomo, concentrato sul lavoro, ambizioso e di successo. Questo in parte è vero: il soggetto che ha problemi a relazionarsi con le proprie emozioni può trovare nel lavoro un ambiente nel quale gli è più facile esprimersi. Nelle relazioni amorose, l’uomo anaffettivo è quello che svaluta la propria partner, come forma di strategia per evitare l’abbandono, per legarla a sé.

Donne anaffettive

le donne sono da sempre legate ai sentimenti ed alle emozioni. Per questo una donna anaffettiva “fa notizia”. La donna anaffettiva è incapace di esprimere le proprie emozioni anche nei confronti dei figli. E questo si traduce nell’educare il proprio figlio all’anaffettività, in un circolo vizioso che si tramanda nelle generazioni.
Crescere con un genitore anaffettivo può portare allo sviluppo di sentimenti di scarsa autostima e di insufficienza personale.

Come comportarsi con un partner anaffettivo?

Come fare se si ha a che fare con una persona anaffettiva? . Interagire con una persona anaffettiva non è facile. La sua forma di difesa può essere vissuta come una mancanza di amore, come disinteresse. Chi ha un partner anaffettivo puà sentirsi perso, disorientato, solo, pieno di dubbi. Da parte sua la persona anaffettiva è molto abile nel far passare le sue chiusure emotive e la distanza relazionale come atteggiamenti perfettamente normali.

Terapia per le persone anaffettive

Nonostante il comportamento delle persone anaffettive tende a restare identico, ci sono dei percorsi terapeutici che si basano su un paziente lavoro su sé stessi, sul proprio passato, sul vissuto emotivo e sentimentale.

Secondo il parere delle neuroscienze il cervello è ‘un organo sociale’: l’uomo è predisposto a vivere in relazione. I nostri sentimenti variano in base alle emozioni che abbiamo introiettato. Per questo motivo le persone anaffettive rinunciano a qualcosa di grande, rinunciano ad amare, ad arrabbiarsi, ad abbracciare, a detestare e lo fanno per paura, senza sapere quello che si stanno perdendo.

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